In un nuovo rapporto dal titolo “La plastica nel piatto, dal pesce ai frutti di mare” la nota associazione ecologista Greenpeace denuncia come l’aumento continuo della quantità di plastica ingerita dagli organismi marini rischia di finire anche sulle nostre tavole.
Greenpeace: la denuncia sulle micropalstiche
In particolare l’associazione ecologista pone l’accento sulle microplastiche ingerite da pesci e molluschi che potrebbero avere effetti negativi anche per quanto riguarda la salute umana.
In effetti il residuo tossico di queste microplastiche non viene eliminato del tutto dagli organismi marini, per cui per un effetto a catena, quando finiscono sulle nostre tavole, anche noi rischiamo di assimilare questi elementi nocivi.
Questi inquinanti risultano maggiormente presenti nei molluschi, quali vongole cozze e ostriche che accumulano queste particelle di microplastiche che possono rimanere nel loro organismo anche per 40-50 giorni. Anche nel tonno e nel pesce spada è stato osservato un accumulo di queste micro-particelle.
A fronte di questa situazione Greenpeace ha chiesto al Parlamento di: “adottare al più presto il bando della produzione e dell’uso di microsfere di plastica nel nostro Paese”.
Va in ogni caso precisato che al momento gli studi tossicologici relativi all’ingestione di cibo di prdotti ittici inquinati sono ancora in una fase iniziale, tuttavia specie nel caso dei molluschi, che vengono consumati interi, il rischio è da ritenersi concreto.