Stando a una ricerca condotta da un gruppo di ricercatori dell’Università di Cambridge, il cui studio è stato pubblicato su Pnaa, i virus risulterebbero maggiormente infettivi nel caso in cui colpiscano di mattina.
Inoltre nel caso in cui il ritmo circadiano ovvero l’orologio biologico sia sfasato o perché si svolge un lavoro che comporta dei turni di notte o nel caso del jet lag che segue a un lungo viaggio, si è anche più vulnerabili alle malattie infettive.
Questo accade perché queste condizioni comportano uno stress per l’organismo che si riflette nell’indebolimento del sistema immunitario. Rachel Edgar, prima autrice dello studio, in questo senso sottolinea che: “i turnisti di notte potrebbero essere inseriti fra le categorie alle quali somministrare il vaccino antinfluenzale in via prioritaria”.
Insomma secondo i ricercatori tenendo conto di questa maggiore incidenza dei virus e della maggiore suscettibilità alle infezioni per chi lavora di notte o nel caso di jet lag si potrebbe riuscire a gestire meglio le future pandemie e quindi contenerne gli effetti adottando strategie più efficaci.
I dati della sperimentazione
I ricercatori hanno inoculato nei topi il virus influenzale (che si serve del Dna della cellula ospite per riprodursi al suo interno) e il virus dell’herpes (che invece utilizza l’Rna). Dalla sperimentazione è emerso che le infezioni contratte nel corso della mattina avevano una carica di virulenza fino a 10 volte superiore rispetto a quelle contratte in altri orari della giornata.