A causa dello scioglimento del permafrost in Sibera le spore del batterio Antrace si sono diffuse nell’aria determinando la morte di più di 2300 renne. Il contagio dall’animale si è trasmesso anche all’uomo: si stimano 90 i contagi, di cui 20 accertati, ed è morto un bambino di 12 anni. Tutti i contagi provengono dalla penisola di Yamalo-Nenetsk nella Siberia settentrionale.
In zona sono stati inviati 200 militari specialisti con elicotteri e droni per compiere operazioni di decontaminazione e bruciare i cadaveri degli animali infetti.
In buona sostanza secondo gli esperti le sporie ibernate del batterio sono state riattivate dal riscaldamento globale che innalzando le temperature ha determinato lo scioglimento del permafrost.
Così si è espresso il portavoce del Governatore della regione di Yamal Natalya Khlopunova: “Abbiamo deciso di effettuare esami su tutti i bambini di famiglie dei pastori di renne, anche se non presentano sintomi”
Antrace: le tre forme dell’infezione nell’uomo
L’infezione è conosciuta anche col nome di carbonchio. L’infezione si può contrarre o mangiando carne infetta o per contatto con gli animali contagiati. In questi casi è sufficiente una terapia antibiotica per guarire. La forma gastro-intestinale più difficile da diagnosticare causa la morte nel 50-75% dei casi, mentre l’Antrace polmonare che si verifica quando le spore vengono inalate risulta quasi sempre fatale.
Antrace: le terapie
L’infezione può essere curata con antibiotici e quelli di prima scelta sono la penicillina, la doxiciclina e i fluorochinolonici. Il trattamento, per essere efficace, deve però essere tempestivo e iniziare immediatamente dopo il contagio. Infatti tutti i genotipi finora studiati (oltre 1000) si sono rivelati sensibili alla penicillina, ma la guarigione è assicurata solo se si interviene nelle fasi iniziali della malattia. Somministrazioni tardive di antibiotici, infatti, sono spesso inutili. Il motivo è semplice: l’azione patogena del batterio non è diretta, ma legata alla liberazione di sostanze tossiche. Nelle fasi avanzate è molto probabile che si sia già verificato un accumulo di tossine potenzialmente letale e se gli antibiotici neutralizzano i batteri non sono in grado, però, di annullare queste sostanze tossiche.
Contro l’antrace esiste anche un vaccino animale che si è rivelato un buon metodo di prevenzione. La vaccinazione in Italia è obbligatoria per gli animali a rischio: il vaccino viene prodotto e distribuito in Italia solo dall’Istituto zooprofilattico della Puglia e Basilicata.
In alcune nazioni, tra cui gli Stati Uniti, è disponibile un vaccino contro l’antrace. Il vaccino per l’uomo si è rivelato efficace nel 93% dei casi, ma presenta ancora controindicazioni perché può suscitare reazioni allergiche molto intense. Motivo per cui finora viene utilizzato solo per vaccinare il personale militare a rischio.
Il trattamento antibiotico è efficace anche nel prevenire la malattia ma, siccome l’antrace non si trasmette da persona a persona, il trattamento preventivo non è indicato per chi ha avuto contatti con una persona ammalata a meno che non siano stati esposti alla stessa fonte di infezione. (Fonte Epi-Centro Il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica).