Si sa quanto gli italiani amino l’auto che rimane il primo mezzo utilizzato per gli spostamenti in città. Si tratta di una preferenza che trova la sua motivazione anche anche nella qualità non sempre soddisfacente del servizio pubblico. Tuttavia sul fronte auto vanno tenuti ben presenti i costi.
In particolare stando a una indagine realizzata dalla Cgia di Mestre i mezzi di trasporto privati a quattro o due ruote nel solo 2014 hanno generato qualcosa come un gettito fiscale pari a 71,6 miliardi di euro.
Si tratta di una cifra che risulta doppia rispetto al gettito versato dalle imprese con l’Irap (30,4 mld) e 20 volte superiore a quanto pagato fino al 2015 dai proprietari di prima casa con la Tasi (3,5 mld). Di questi 71,6 miliardi di euro oltre l’80% è riconducibile all’utilizzo del parco circolante, il 9,5% all’acquisto e l’8,5% alla tassa di possesso. La Cgia ha analizzato anche la proposta di Renzi di abolire il bollo auto che verrebbe compensato dall’aumento delle accise sui carburanti.
Secondo la Cgia la proposta del presidente del consiglio andrebbe a vantaggio di chi ha un’auto di grossa cilindrata e fa pochi chilometri, mentre risulterebbe penalizzante per chi la utilizza per motivi professioanli, quali autotrasportatori, i taxisti, gli autonoleggiatori con conducente e gli agenti di commercio che invece si troverebbero a subire un notevole danno economico.
D’altronde tenendo conto di Iva e Accise nel 2014 il Fisco ha ha incassato, sui carburanti, 37 miliardi di euro, con un aumento del 23,2% rispetto al 2009. Il bollo auto, invece, ha garantito alle regioni italiane 6,1 miliardi di euro (più 7,6% rispetto al 2009). Ma a non conoscere crisi sono i pedaggi autostradali.
Così in tal senso ha concluso la Cgia: “Nonostante il forte calo del traffico autostradale, il gettito fiscale relativo ai pedaggi ha raggiunto 1,8 miliardi di euro (più 46,5% rispetto al 2009). E sebbene le Province abbiano chiuso i battenti, l’imposta provinciale di trascrizione è aumentata del 16,1%, toccando la quota di 1,3 miliardi di euro. Le imposte sui lubrificanti, infine, hanno pesato per poco più di 900 milioni di euro e in questi cinque anni sono cresciute del 3,4%”.