I mercati sembrano scommettere su Mario Draghi o più in generale su un nuovo rilancio del Quantitative Easing in occasione della riunione BCE del prossimo 10 marzo. Il Governatore della Banca Centrale Europea, in due occasioni distinte, nelle passate settimane ha fatto chiaramente intendere come si stesse valutando l’operatività di nuovi incisivi interventi. Soprattutto sulla scorta degli ultimi dati sull’inflazione europea. La svolta di marzo 2015, con il varo del primo Quantitative Easing e l’obiettivo di portare l’inflazione al 2%, aveva provocato una fase rialzista dei mercati durata sino alla metà di aprile. Breve ed effimera ad osservarla a 12 mesi di distanza
Da maggio in poi, sino a due settimane or sono, si è invertita la rotta a causa di una serie di fattori geopolitici imprevedibili e a una sorta di micro-crisi che ciclicamente si sono succedute. In primis l’emergenza politica ed economica greca d’inizio estate, seguita ad agosto dalle turbolenze dei mercati asiatici ed in particolare delle Borse cinesi. In autunno fu evidente che ad alimentare l’ondata di vendite sui listini, praticamente in ogni angolo del globo, era principalmente la spirale del greggio, con i prezzi del petrolio in caduta libera.
Dubbi sull’economia cinese e mini-greggio, combinati insieme, hanno alimentato invece la tempesta perfetta di inizio anno. I mercati e gli operatori, prima di puntare ad una nuova fase rialzista, sembrano aver bisogno di ‘rassicurazioni’, ovvero che le politiche delle Banche Centrali siano realmente e concretamente in grado di far fronte a qualsiasi turbolenza possa profilarsi.
Tre gli strumenti che, singolarmente o combinati, possono rappresentare un deterrente sufficiente ad arginare il ‘panic selling’ delle ultime settimane. Tre frecce nell’arco di Mario Draghi.
1- Incremento degli acquisti mensili, innalzando la soglia attuale dei 60 miliardi di euro
2- Prolungamento del Quantitative Easing oltre la sua scadenza naturale e comprendente tutto il 2017.
3- Intervento sui tassi di deposito, sulla scia di quanto già fatto la Banca Centrale del Giappone.