Tra petrolio, valute e mercati azionari disorientati. Mario Draghi ancora una volta dovrà farsi carico delle speranze e delle aspettative del mondo finanziario contemporaneo. Il probabile varo di nuove misure di stimolo per l’economia, da parte della BCE (Banca Centrale Europea) appaiono come ineluttabili visto lo scenario globale. Il primo Quantitative Easing di Marzo 2015, benché immediatamente incisivo nella primavea passata, si è rivelato inefficace alla distanza: soprattutto di fronte ai segnali di rallentamento dell’economia cinese combinata al crollo dei prezzi del petrolio.
Un eventuale accordo, oggettivamente piuttosto complesso allo stato attuale, da parte dei maggiori produttori di petrolio risulterebbe quanto mai decisivo.
Esattamente un anno dopo, l’obiettivo dichiarato di trascinare il tasso di inflazione intorno al 2% appare una chimera. In pochi mesi il quadro geopolitico ed economico globale è profondamente mutato. Basti pensare a come la Federal Reserve, dopo l’annuncio di dicembre di un graduale innalzamento dei tassi, si stia preparando a congelare la sua road map in tal senso.
Il taglio dei tassi? Un Quantitative Easing maggiormente generoso nel volume di acquisti e prolungato su un arco temporale oltre il 2016? Appaiono queste le uniche frecce nell’arco della Banca Centrale Europea.
Nelle ultime settimane, memore della delusione degli operatori a dicembre, Mario Draghi ha fatto chiaramente intuire come la BCE sia pronta a fare la sua parte. Come si tradurranno i buoni propositi? Il vero rischio, a pochi giorni dalla prossima riunione dell’esecutivo, è che i mercati azionarii si avvicinino alla scadenza con un carico di aspettative elevato. In seno alla BCE, non bisogna mai dimenticarlo, Mario Draghi deve pur sempre fare i conti con una opposizione interna alle sue politiche espansive e di stimolo, in particolare non mancano perplessità e malumori provenienti da Berlino.
Il taglio dei tassi? Un Quantitative Easing maggiormente generoso nel volume di acquisti e prolungato su un arco temporale oltre il 2016? Appaiono queste le uniche frecce nell’arco della Banca Centrale Europea, misure che non è neanche detto possano essere varate contemporaneamente. Secondo una corrente di analisti, il vero punto di svolta potrebbe avvenire altrove.
In pochi mesi il quadro geopolitico ed economico globale è profondamente mutato. Basti pensare a come la Federal Reserve, dopo l’annuncio di dicembre di un graduale innalzamento dei tassi, si stia preparando a congelare la sua road map in tal senso.
Un eventuale accordo, oggettivamente piuttosto complesso da prevedere allo stato attuale, da parte dei maggiori produttori di petrolio, risulterebbe quanto mai decisivo. Nelle settimane passate si sono registrati timidi approcci tra Qatar, Venezuela, Russia e Arabia Saudita: il tutto finalizzato ad un eventuale congelamento della produzione. Platea troppo ristretta e obiettivi ancora troppo ‘limitati’, servirà ben altro.