Il mondo della cultura è in lutto: Umberto Eco scrittore, saggista, filosofo, linguista e semiologo, si è spento all’età di 84 anni nella sua casa di Milano venerdì 19 febbraio. All’età di 48 anni quando era già noto come studioso agli addetti ai lavori, ma non ancora al grande pubblico, decide di dare alla stampa un romanzo. Prima lo farà valutare prudentemente agli amici più fidati chiedendo loro se la pubblicazione di un’opera del genere avrebbe potuto nuocere alla sua immagine di studioso serio ed erudito. Siamo nel 1980 e poco dopo Bompiani (che pubblicherà in pratica tutte le sue opere, a parte l’ultima) si occuperà della pubblicazione de “Il nome della rosa“. Il romanzo diventerà in breve un successo planetario che verrà tradotto in 47 lingue e venduto in trenta milioni di copie. Insomma un successo di tali proporzioni supera ampiamente le previsioni dello stesso Eco che si era mantenuto piuttosto prudente.
“Il pendolo di Foucault” secondo romanzo vedrà la luce solo nel 1988. Lo scrittore nato ad Alessandria fissa quindi i temi cari alla sua narrativa: la teoria del complotto, il linguaggio e i suoi giochi, la fascinazione per la menzogna, le citazioni che rimandano ad altri testi (perché i libri si parlano tra loro), frutto della sua sconfinata erudizione. Tra le sue altre opere narrative ricordiamo “L’isola del giorno prima”, “Baudolino“, “La misteriosa fiamma della regina Loana“, “Il cimitero di Praga“, e nel 2015 “Numero Zero”.
E’ stata anticipata a sabato 27 febbraio l’ultima fatica di Eco “Pape Satàn Aleppe” che inizialmente era prevista in maggio. Eco aveva fatto in tempo ad ultimare le correzioni e a consegnare il libro con la copertina disegnata da Cerri. Andrà in stampa per la casa editrice La nave di Teseo di cui lo scrittore è stato uno dei fondatori. Tra i tanti meriti, basti considerare tutti gli studi svolti sull’influenza dei mass media sulla cultura di massa, va considerato in particolare lo sviluppo della semiotica, che in Italia prima di Eco in pratica era sconosciuta, tanto che negli anni in cui la insegnava a Bologna, la sua era l’unica cattedra presente nell’Ateneo relativo a questo insegnamento.
Intensa è stata anche la sua collaborazione con riviste e quotidiani relativi a temi di costume, di società e di attualità. Con Eco se ne va una delle voci più rappresentative della nostra cultura dal secondo dopoguera ad oggi. Chi sarà in grado di raccogliere la grande eredità culturale lasciata dallo scrittore alessandrino?