L’impiego delle cellule staminali in medicina potrebbe rappresentare un punto di svolta per la cura di malattie attualmente incurabili nel senso che non se ne guarisce, quali l’Alzheimer o il morbo di Parkinson e in generale per tutte le patologie a carattere neurodegenerativo.
In questi ultimi decenni si è provato più di una volta a curare i malati di Parkinson con cellule staminali fetali ma al di là dei problemi di natura bio-etica che solleva il loro impiego, esistono proprio degli ostacoli tecnici. Nel caso delle cellule staminali fetali infatti oltre ad essere problematica la stessa estrazione, per i risultati bisogna attendere mesi.
Nel convegno sulle terapie con cellule staminali per le malattie neurodegenerative, organizzato dalla senatrice e direttrice del Laboratorio cellule staminali dell’università di Milano, Elena Cattaneo, che si è tenuto a Roma, sono convenuti i ricercatori di Europa e Stati Uniti per fare il punto sulla ricerca.
In pratica a differenza dei test eseguiti alla fine degli anni 80′ con cellule di feti abortiti, in queste nuove sperimentazioni verranno utilizzate le cellule staminali embrionali.
La Cattaneo in particolare ha sottolineato i grandi passi della ricerca nell’ambito delle cellule staminali in questi ultimi 10 anni nel corso dei quali si è riusciti a: “istruire le staminali per farle diventare neuroni […]Sono stati dieci anni di lavoro molto intenso, nel quale si sono gettate le basi per individuare le tecniche più efficaci per stimolare le cellule immature a trasformarsi in cellule nervose“.
In particolare nei trial clinici del 2018 verranno impiegate cellule staminali embrionali per generare neuroni dopaminergici che sono proprio quelli che si perdono col Parkinson. Se la ricerca dovesse dare i risultati sperati per la prima volta malattie neurodegenreative quali il Parkinson e l’Alzheimer ma anche la sclerosi multipla e tante altre potrebbero essere trattate e curate adeguatamente.