Stando a uno studio condotto dai ricercatori australiani, la CCSVI, ovvero l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale potrebbe in qualche modo essere legata alla sclerosi multipla. In particolare sulla rivista scientifica Phlebology è stato pubblicato uno studio intitolato “A prolonged antibiotic protocol to treat persistent Chlamydophila pneumoniae infection improves the extracranial venous circulation in multiple sclerosis”, ovvero un protocollo antibiotico prolungato per il trattamento dell’infezione persistente da Chlamydophila pneumoniae migliora la circolazione venosa extracranica nella sclerosi multipla.
In questo senso i ricercatori ritengono che le ostruzioni venose da cui sono affetti i pazienti malati di Sm, potrebbero derivare da una venulite cronica persistente determinata dal parassita batterico intra-cellulare, Chlamydophila pneumoniae. Uno studio di coorte non randomizzato è stato condotto per rilevare le differenze relative al flusso sanguigno sia prima che dopo il trattamento antibiotico per l’infezione da Clamidia. Ebbene dei 91 pazienti inclusi nello studio ben 64 (il 70%) presentavano una sierologia positiva alla Cpn.
Stando ai risultati, la terapia combinata sarebbe in grado di migliorare la circolazione extracranica nei pazienti affetti da questa patologia neurodegenerativa: in particolare questo effetto ha riguardato i pazienti che presentavano una sierologia positiva alla Chlamydophila pneumoniae. Tuttavia anche i pazienti con una sierologia negativa al batterio, hanno mostrato alcuni benefici, segno che questo effetto è aspecifico.