Sono stati pubblicati sulla gazzetta ufficiale i dati relativi alle statistiche riguardanti il numero di animali usati per fini sperimentali nel 2014.
Ebbene negli ultimi anni per effetto della legge che prevede il ricorso agli animali come l’ultima via di sperimentazione, attuabile solo se non sono disponibili metodi alternativi, si è assistito a una diminuzione nel numero degli animali impiegati per fini sperimentali.
Tuttavia come osserva la Lav si tratta di un numero ancora troppo alto: quasi 700.000 gli animali che ogni anno vengono stabulati, utilizzati negli esperimenti, sottoposti a procedure dolorose che producono dati fuorvianti se trasferiti all’uomo.
Ed ancora aumenta il ricorso a porcellini d’india, furetti,
pecore e, tragicamente, di primati non umani. Il numero di macachi usati nei test è passato da 302 nel 2012 a quasi 450 nel 2014: un aumento inaspettato, soprattutto alla luce di una legge che limita fortemente il ricorso a specie filogeneticamente così vicine alla nostra.
Animali che subiscono anche la sofferenza della cattura in natura, considerando che 246 macachi sono stati importati dall’Africa e 196 dall’Asia. Moltissimi topi, la specie più rappresentata nei laboratori, sono allevati per il solo mantenimento di colonie di animali geneticamente modificati. Un sistema in cui si inseriscono, nel Dna dell’animale, tratti genici o geni che portano l’informazione legata alla malattia umana, dove metà degli embrioni muore durante il periodo gestazionale oppure viene soppressa perché nasce priva della
modifica genetica.
Inoltre sempre la Lav sottolinea allarmante il dato relativo al numero di procedure classificate come gravi, oltre 21.000, dove per ‘gravi’ si intendono sperimentazioni che comportano dolore e angoscia prolungati che possono comportare il non ricorso all’anestesia, come lesioni spinali, stimolazioni elettriche, nuoto forzato e perfusione di organi.
Ben 289.558 le procedure che possono coinvolgere più animali, riferite alla ricerca di base, applicazione che non prevede nessun obbligo di legge e che dovrebbe avere un drastico calo delle autorizzazioni. Solo 14 su un totale di 698.059, invece, le procedure autorizzate per ricerche per la protezione dell’ambiente o nell’interesse della specie stessa.