In questi ultimi anni hanno visto la luce una molteplicità di studi che hanno posto l’accento sui possibili impieghi terapeutici della cannabis. In particolare stando a uno studio condotto dalla Salk Institute, negli Stati Uniti, il tetraidrocannabinolo (THC), che è il principale composto contenuto nella pianta, avrebbe la proprietà di rimuovere le placche beta-amiloidi, proteine il cui accumulo nel cervello è alla base dell’Alzheimer.
Dalla ricerca è emerso che la somministrazione di THC in pazienti a cui è stata diagnosticata la malattia di Alzheimer ha portato a una diminuzione di beta amiloide nel cervello e quindi a un maggior tasso di sopravvivenza dei neuroni.
Così ha spiegato David Schubert, docente del Salk Institute e principale autore della ricerca: “Anche se già altri studi avevano dimostrato che i cannabinoidi possono avere un effetto neuroprotettivo contro i sintomi del morbo di Alzheimer, il nostro è il primo a dimostrare che hanno effetto sia sulla infiammazione che sull’accumulo di beta amiloide nelle cellule nervose”.
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Tuttavia saranno necessari ulteriori test clinici per confermare questi risultati. Insomma composti simili al principio attivo contenuto nella canapa avrebbero un effetto anti-infiammatorio molto importante. La ricerca preliminare è stata pubblicata su Aging and Mechanisms of Disease.