Il timore dell’ingrandimento del buco dell’ozono, è stato l’indiscusso protagonista degli anni’90. Questo spauracchio è stato utilizzato per molti film catastrofici ma nel 2000, il tema ha iniziato a preoccupare i più, a seguito delle misure adottate per ridurlo.
Infatti in quell’anno, la sua ampiezza ha raggiunto l’apice sopra l’Antartide, ma le foto della NASA c’informano che finalmente il buco dell’ozono incomincia a ridursi.
A dirci questo sono soprattutto i dati che sono raccolti nella ricerca coordinata dal MIT cioè il Massachusetts Institute of Technology e poi pubblicati sulla rivista Science, che fanno conoscere al mondo il raggiungimento di questo traguardo.
Secondo gli esperti questo obiettivo è il frutto dell’efficacia del Protocollo di Montreal, accordo stilato con lo scopo di ridurre l’impiego di sostanze che minacciano lo strato di ozono, come i clorofluorocarburi (Cfc). Il protocollo è stato firmato nel 1987 ed è entrato in vigore dal 1989. Il buco dell’ozono è stato scoperto negli anni ’50, ma venne misurato con precisione solamente negli anni ’80, iniziando a destare preoccupazione.
Dal MIT fanno sapere per mezzo della coordinatrice della ricerca Susan Solomon: “Siamo fiduciosi che le misure messe in atto hanno messo il pianeta sulla strada giusta per ‘guarire'”. Questo studio, smentisce quanto detto nel 2015, quando sembrava che il buco dell’ozono sull’Antartide, si fosse ingrandito fino a raggiungere la massima estensione mai registrata.
Questo si può dire perchè i ricercatori hanno passato in rassegna tutte le misure fatte dal 2000 ad oggi, elaborando quelle effettivamente misurate con quelle calcolate da modelli. Con questo metodo invece, hanno potuto verificare che l’allarme del 2015 era falso, infatti hanno potuto rilevare segnali significativi di una riduzione progressiva.
In questo nuovo studio, si è anche tenuto conto delle importanza dei fattori naturali come le eruzioni vulcaniche (come non dimenticare quella del grande vulcano islandese di qualche anno fa’), che incidono sullo strato d’ozono, che sono causa di grande variabilità osservata negli ultimi anni.