Un nuovo passo in avanti è stato fatto nella cura della sclerosi multipla. Si tratta di una nuova metodica che è stata ideata da Harold Atkins e Mark Freedman dell’ospedale e dell’università di Ottawa in Canada. I ricercatori hano coinvolto 24 pazienti. La terapia è stata somministrata a questo piccolo gruppo di pazienti non rispondenti alle terapie standard.
Il trattamento si articola in due fasi: i pazienti dapprima sono stati sottoposti a una terapia aggressiva a base di chemioterapici che ha distrutto il sistema immunitario malato. Nella seconda fase sono state reiniettate delle cellule staminali per la ricostruzione di un nuovo sistema immunitario sano. Si è trattato di un trapianto autologo, ovvero le cellule staminali sono state prelevate dal midollo osseo dei pazienti stessi.
I risultati del trattamento
I risultati ottenuti possono dirsi sorprendenti: in 23 dei 24 analizzati si è assistito all’interruzione delle ricadute cliniche e delle lesioni cerebrali. Uno dei pazienti purtroppo a causa dell’aggressività di questa terapia è deceduto per necrosi epatica e sepsi.
Una terapia di questo tipo può eseguirsi solo su campioni molto selezionati di malati che non rispondono a quelle tradizionali, tuttavia questo nuovo approccio ha dimostrato che è possible distruggere il sistema imunitario malato e sostituirlo con uno nuovo tramite le cellule staminali prelevate dagli stessi pazienti. La ricerca è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista The Lancet.
Cos’è la sclerosi multipla
Si tratta di una malattia autoimmune. Alla base di questa patologia vi è un processo di demielinizzazione che comporta una progressiva perdita della mielina e la formazione di lesioni (placche) che da una fase infiammatoria iniziale tendono a evolvere a una fase cronica. In questa fase assumono caratteristiche simili a cicatrici, per tale motivo si utilizza il termine “sclerosi”. La sclerosi multipla pur essendo una malattia dall’andamento e dalla progressione impronosticabile, grazie ai passi in avanti fatti dalla ricerca, non riduce l’aspettativa di vita media delle persone che ne sono affette. Riguardo alle cause si considera che siano di natura genetica e sia infettive, inoltre negli ultimi anni sono emersi anche fattori di rischio ambientali.
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