Si è tenuta oggi 8 giugno la Giornata mondiale degli oceani. Il tema di quest’anno è “Salviamo gli oceani, no all’inquinamento da plastica”. In effetti una delle maggiori minacce che riguarda gli oceani è rappresentata dalla plastica: ogni anno vi finiscono 8 milioni di tonnellate. Questo materiale può compromettere il delicato equilibrio degli ecosistemi marini. D’altronde la plastica rappresenta anche un pericolo concreto per la fauna marina. Animali marini, quali pesci e tartarughe possono scambiare le buste di plastica per prede, ad esempio per meduse.
Inoltre poiché nella catena alimentare tutto si tiene, anche l’uomo finisce per cibarsi di sostanze tossiche derivanti dalla plastica. Questo perché i pesci ne assimilano minutissime quantità ed anche noi nutrendoci di queste carni introitiamo questi micro-frammenti tossici. La minaccia per gli oceani non deriva però solo dalla plastica.
Lo sfruttamento delle risorse ittiche
Si assiste anche a uno sfruttamento delle risorse ittiche non più sostenibile e giustificabile che impoverisce i nostri mari. Basti solo pensare che con le tecniche di pesca aggressive quali quella a strascico ogni anno si vengono pescati 90 milioni di tonnellate di pesce.
L’inquinamento da anidride carbonica e riscaldamento globale
L’aumento invece delle emissioni di anidride carbonica comporta una acidficazione delle acque che va a compromettere gli habitat marini.
C’è poi da considerare il riscaldamento globale: gli esperti stimano che a causa di ciò entro il 2050 si rischia di perdere le barriere coralline. Ad esempio nel Mediterraneo un indicatore di questo fenomeno è l’estrema diffusione delle meduse.
Insomma pur trattandosi di fenomeni differenti hanno in comune una stessa matrice: ovvero si tratta di inquinamento antropico. Se l’uomo è stato in grado di modificare l’ambiente a proprio uso e consumo, fin da quando ha fatto la sua comparsa sulla Terra, grazie agli straordinari progressi della tecnica avvenuti nell’ultimo secolo, la specie umana potrebbe essere ingrado di distruggere questo pianeta e con esso se stessa.
Ottimisticamente è lecito auspicare che l’uomo possa mettere a servizio dell’ambiente le tecnologie, di cui dispone, per invertire questa tendenza prima che i danni prodotti dall’inquinamento divengano irreversibili.
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