La scoperta italiana
Il merito è dei ricercatori Federico Santoni e Massimo Pizzato ed è un ulteriore passo avanti che ci porta vicino alla cura: “Serviranno altre ricerche, potrebbero volerci due anni come dieci, ma ora tutto il mondo scientifico si concentrerà su questa scoperta” commenta uno dei due studiosi.
Le proteine note da vent’anni Nef e SerinC5, in grado di inibire il virus dell’HIV, potrebbero aprire la strada ad una cura dell’Aids. Lo studio è stato pubblicato su Nature e prevede l’azione combinata delle due protine: la Nef “è una proteina accessoria del virus, che la utilizza per eliminare le difese cellulari” che permette al retro virus di riprodursi mentre la SerinC5, che si trova sulla membrana delle nostre cellule, è in grado di arrestare l’infezione.
Il metodo innovativo dello studio
La novità di questo studio è senza dubbio l’applicazione dei metodi computazionali allo studio biologico. L’idea è nata nel 2010: “Abbiamo pensato di impiegare dei metodi computazionali per rispondere ad alcune domande sul virus dell’Aids”. Applicando alla biologia le tecniche proprie dell’informatica gli studiosi sono arrivati alla conclusione che molto probabilmente porterà alla cura della malattia. L’HIV è un retrovirus, capace d’inserire la propria sequenza genetica nelle cellule infettate, soprattutto quelle del sistema immunitario e così riprodursi. Commentano gli studiosi: “La Nef è una proteina accessoria del virus, che la utilizza per eliminare le difese cellulari […] se si toglie questa proteina il patogeno non è più in grado di scatenare l’Aids, dato che diventa molto meno infettivo”. Una volta verificato questo, l’obiettivo era capire il perché.
Il percorso della ricerca
A questo punto la biologia computazionale è entrata in gioco. Massimo Pizzato ha spiegato il metodo: “Abbiamo inibito la proteina e messo il virus in contatto con 15 diversi tipi di cellule: alcune venivano infettate, altre no. E tra queste ultime ci sono proprio quelle del sistema immunitario”. Si è quindi proceduto alla ricerca di elementi comuni tra le cellule non contagiate: “Abbiamo riscontrato la presenza di sei differenti proteine. Quella con la concentrazione più alta è la SerinC5″. L’ipotesi a questo punto da verificare era semplice: se si inibisce la proteina SerinC5, la Nef non potrà più scatenare l’infezione? Gli esami di laboratorio hanno confermato come questa proteina possa rappresentare la chiave di volta nella lotta contro l’Aids.
La battaglia ancora non è vinta
Infatti nonostante questa importante scoperta, purtroppo la cura prevede ancora un lungo percorso per arrivare ad una cura: “Serviranno altre ricerche, potrebbero volerci due anni come dieci. […] tutto il mondo scientifico impegnato sull’Hiv si concentrerà su questa scoperta”.
“Mi viene in mente l’Enigma, il sistema di cifratura usato dai tedeschi durante la Seconda guerra mondiale: finché nessuno ne conosceva il funzionamento, era impenetrabile. Una volta compreso il meccanismo, i nazisti sono diventati vulnerabili […] Abbiamo trovato una strada che rende il virus attaccabile”.