All’età di 74 anni si è spento Muhammad Ali, nato Cassius Clay, una delle leggende della boxe ed uno dei più grandi pugili che abbiano mai calcato il ring. Il mondo dello sport è in lutto, da anni Muhammad Ali combatteva contro l’unico avversario che non riuscì a mettere ko, il Parkinson. C’è chi sostiene che la malattia possa essere stata causata dai tanti colpi che ha ricevuto in carriera.
La conversione all’Islam ed il rifiuto alle armi
Sin da giovane fece capire di non amare le convenzioni e che non era affatto un “signorsì”. Da ragazzo si convertì all’Islam e cambiò il suo nome, da Cassius Clay in Muhammad Ali, ritenendo il primo un retaggio del suo passato legato allo schiavismo. Conquistò rapidamente il titolo dei pesi massimi, ma la sua carriera fu bruscamente interrotta quando si rifiutò di rispondere alla chiamata alle armi per andare a combattere in Vietnam, e gli fu ritirata la licenza per combattere. “Non ho niente contro i Vietcong, loro non mi hanno mai chiamato negro”– con questa frase Ali mandò un messaggio chiaro ai poteri politici.
La sfida con Joe Frazier ed il “Rumble in the Jungle” con George Foreman
Ritornato sul ring Muhammad Ali sfidò Joe Frazier per riprendersi il titolo, ma la lunga assenza lo aveva un po’ arrugginito e perse ai punti. Riuscì però a vincere nel secondo match, e combatterono il terzo ed ultimo incontro nelle Filippine, “Thrilla in Manila”, uno dei più violenti e sanguinosi che la boxe abbia mai conosciuto. Un altro evento che catalizzò l’interesse di tutto il mondo fu il “Rumble in the Jungle”, a Kingsston in Giamaica, dove Ali sfidò George Foreman per stabilire chi fosse il più forte. Il pubblico si schierò tutto dalla parte di Ali, che però attuò una tattica apparentemente suicida: si rintanò nelle corde e si difese con le mani sul viso, opponendo una resistenza passiva ed insultando continuamente l’avversario. Poi all’ottava ripresa, quando Foreman era stremato, Ali scatenò tutta la sua potenza mandando al tappeto il rivale.
Vola come una farfalla e punge come un’ape
Lo stile di combattimento di Ali era molto particolare. Aveva un velocissimo gioco di gambe, grazie al quale disorientava gli avversari e schivava i colpi con grande velocità. Era tuttavia anche un grande incassatore, colpendo al momento opportuno con una potenza inaudita e una tecnica sopraffina. Di lui si diceva “vola come una farfalla e punge come un’ape”, sottolineando il suo stile inimitabile per un atleta della sua stazza.