Sono passati 71 anni quando nell’agosto del 1945 gli Stati Uniti sganciarono “Little boy”, la bomba atomica su Hiroshima. Il mondo non sarebbe stato più lo stesso. Settantuno anni dopo lo sgancio della bomba atomica il presidente Barack Obama è andato a visitare Hiroshima. 140mila le vittime della bomba, ma molti giapponesi sono stati tormentati per anni dalle malattie derivanti dall’esposizione all’atomica. Con lo sgancio della bomba atomica è cominciata l’era nucleare e la paura per l’annientamento del mondo da parte delle due superpotenze degli Stati Uniti o dei russi nel periodo della guerra fredda. In tempi più recenti la minaccia si è riproposta con l’acquisizione di questa nuova arma di distruzione di massa da parte di Russia e Cina, ma anche di Francia, Inghilterra, india, Pakistan e Israele, e recentemente anche della Corea del Nord.
Lo storico incontro
Barak Obama che è stato accolto dal primo ministro giapponese Shinzo Abe, ha deposto una corona di fiori, a suo nome, sul Memoriale della Pace. Il presidente americano, come peraltro aveva anticipato, non si è scusato ma ha stigmatizzato la guerra in quanto non risolve i contrasti ma semmai li inasprisce, generando onde livide di rancore nelle generazioni che l’hanno persa e quindi propositi di rivalsa: “La guerra nucleare ha raggiunto qui il suo picco peggiore”. Ed ancora: lo sgancio della bomba atomica: “dimostrò che l’umanità possedeva i mezzi per autodistruggersi“.
Il discorso di Obama
In sostanza Obama ha riprovato la guerra e ha lanciato un messaggio di partecipazione a tutte le vittime della guerra stessa, ai sopravvissuti perché coltivare la memoria è fondamentale per far sì che tragedie del genere non si ripetano. In questo senso il presidente americano lancia un appello perché vengano eliminate le testate nucleari. D’altronde rispetto ai suoi predecessori la politica estera di Obama è stata poco interventista: ha ritirato le truppe Usa dall’Afghanistan e dall’Iraq e non è intervenuto militarmente in Siria.