Nadia Murad nell’agosto del 2014 ha perso la madre e 6 fratelli, tutti brutalmente uccisi dall’Isis, di cui è diventata schiava. Nadia aveva 19 anni quando ha vissuto il dramma che ha letteralmente sconvolto la sua vita. Fu rapita con altre 5.000 persone, molte delle quali donne ed appartenenti alla minoranza religiosa degli yazidi iracheni.
Nadia ha subìto le più atroci violenze, abusata e picchiata, ma dopo varie peripezie è riuscita a sfuggire ai suoi aguzzi raggiungendo la Germania. Nadia però non vuole dimenticare, anzi vuole raccontare la sua tragedia per aiutare tutte quelle donne e quelle ragazze che sono ancora nelle mani dei terroristi jihadisti.
Nel dicembre del 2015 ha raccontato la sua storia al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, e continua a farlo in ogni paese d’Europa dove si reca per porre fine a quello che è diventato un genocidio degli yazidi.
Intervistata da Lapresse, ha detto la sua sui rifugiati: “Inaccettabili le barriere ai confini tra gli Stati; le stragi in Belgio e in Francia sono qualcosa che non capisco, ma non è la strada giusta bloccare le frontiere prima che le vittime della guerra riescano a mettersi in salvo verso una vita migliore”.