Con una importante pronuncia la Corte di Cassazione a Sezione Unite ha stabilito che nell’ambito di procedimenti facenti riferimento a reati riguardanti la criminalità organizzata, anche terroristica, nonché quelli legati ad associazione per delinquere e, quindi, anche di stampo mafioso, sono da considerarsi lecite le intercettazioni con virus presenti su dispositivi portatili, quali tablet, smartphone e pc presso la dimora privata dell’indagato.
Nello specifico la Cassazione consente queste intercettazioni che vanno a violare la privacy di terze persone non coinvolte direttamente nelle indagini soltanto per le finalità circoscritte, quali quelle relative a reati relativi alla criminalità organizzata anche di tipo terroristico. In pratica viene sdoganato l’uso dei virus spia, noti anche come Trojan Horse, per le finalità di indagini relative ai reati di cui si è detto sopra.
Ad esempio se l’indagato si trova nella sua privata abitazione può essere intercettato con questi apparecchi e quindi ad esempio potrebbero essere captate anche conversazioni con i familiari, parenti o amici del tutto estranei alle indagini in corso.
In effetti l’installazione di virus informatici di questo tipo su device mobile, consente di registrare tutto quanto avviene sul dispositivo. La registrazione viene poi inviata a una email prescelta.