A pochi giorni dall’attesa riunione della BCE del 10 marzo, giunge puntuale il rapporto del BRI (Banca dei Regolamenti Internazionali), un documento nel quale si evince come la situazione attuale dell’economia globale appaia improntata su livelli di estrema fragilità. Nel report trimestrale, in particolare, si pone l’accento sul clima di sfiducia instauratosi sulle principali piazze economiche internazionali e sulla sensazione che le Banche Centrali (Federal Reserve, Bank of Japan e Banca Centrale Europea in primis) non siano materialmente in grado di frenare i fonti di crisi e le sofferenze sui mercati finanziari.
Un deficit di fiducia alimentato dai contraddittori risultati conseguiti dalla Bank of Japan e dal Quantitative Easing della BCE. Un anno fa, lo strumento di stimolo monetario introdotto da Mario Draghi, aveva come principale obiettivo portare il livello di inflazione nell’eurozona vicino alla soglia del 2%. Si era nel marzo 2015, 12 mesi dopo l’obiettivo è ben lungi dall’essere stato conseguito.
Misure che verranno percepite come sufficienti ed in grado di rasserenare i mercati azionari del vecchio continente, asiatici e nord americani?
Complici anche alcuni fattori imprevedibili, in primis la spirale negativa dei prezzi del petrolio ed i segnali di rallentamento dell’economia cinese. Senza dimenticare le varie aree di crisi geopolitica e militare in svariati settori del mondo, in particolare in medio-oriente. Nella riunione del 10 marzo, al netto dei tecnicismi e dei semplici numeri, il Governatore della BCE Mario Draghi è chiamato a risollevare il sentiment degli analisti. Come accadde in passato: offrire la sensazione che qualunque crisi, emergenza e ondata speculativa potrà essere affrontata senza limiti dall’azione della Banca Centrale Europea.
Un deficit di fiducia alimentato dai contraddittori risultati conseguiti dalla Bank of Japan e dal Quantitative Easing della BCE.
Tra le varie opzioni che vengono ritenute probabili, un ulteriore ampliamento del Quantitative Easing: sia per la durata dello stesso (almeno a tutto il 2017) sia nell’incremento del volume degli acquisti mensili (toccando una soglia di almeno 80 miliardi). Misure che verranno percepite come sufficienti ed in grado di rasserenare i mercati azionari del vecchio continente, asiatici e nord americani? Di certo le aspettative della vigilia appaiono piuttosto elevate, come dimostrano i forti rialzi registrati dalle principali Borse nelle ultime 3 settimane.