Obiettivo inflazione al 2%: allo stato attuale la missione che si era prefissa la BCE, esattamente un anno or sono, è ben lungi dal far registrare un successo. Il primo Quantitative Easing varato dalla Banca Centrale del vecchio continente, 12 mesi dopo, si è rivelato uno strumento oggettivamente insufficiente. Non solo in funzione di uno stimolo alla crescita dell’inflazione ma anche nel quadro generale macro-economico e finanziario. I problemi dell’economia cinese e soprattutto il deprezzamento del greggio hanno giocato un ruolo rilevante, soprattutto imprevisto negli scenari della scorsa primavera.
Non è escluso che il volume di liquidità immessa mensilmente possa essere aumentato, magari in combinazione con un prolungamento temporale del programma espansivo.
Non a caso, Mario Draghi nelle settimane passate ha fatto chiaramente intuire come la Banca Centrale Europea si prepari al varo di nuove misure. Anche perché, numeri alla mano, il contesto geopolitico e finanziario da questa estate appare decisamente anomalo e trova una coerenza solo verso segnali recessivi. Quali le misure al vaglio? Quale nuova carta decisiva verrà gettata sul tavolo in occasione della riunione del 10 marzo?
Il primo Quantitative Easing varato dalla Banca Centrale del vecchio continente, 12 mesi dopo, si è rivelato uno strumento oggettivamente insufficiente.
Sono almeno tre gli scenari che vengono presi in considerazione dagli analisti del vecchio continente. In primis un prolungamento del Quantitative Easing a tutto il 2017, lasciando inalterato il volume di 60 miliardi di euro di acquisti mensili. Non è escluso che il volume di liquidità immessa mensilmente possa essere aumentato, magari in combinazione con un prolungamento temporale del programma espansivo.
Ultima risorsa, non necessariamente indispensabile nello scenario attuale, sarebbe quella rappresentata da un ulteriore ribasso dei tassi. Opzione questa che, almeno allo stato attuale, viene giudicata come la più improbabile.