Dare delle corrette informazioni in ambito medico è fondamentale per non disorientare i pazienti che già si trovano ad affrontare una patologia, quale quella oncologica, che stressa molto anche a livello psicologico oltre che fisico. In questo senso continuano le polemiche per quanto pubblicato qualche giorno fa da Gwyneth Paltrow sul suo blog Goop, secondo cui il reggiseno provocherebbe il cancro al seno.
In realtà l’attrice americana ha ospitato sul suo blog un articolo scritto da Habib Sadeghi, un esperto di medicina olistica. Nel post il medico riprende una sua tesi sviluppata nel libro “Dressed to Kill: The Link Between Breast Cancer and Bras”, secondo cui vi sarebbe una correlazione tra reggiseno e cancro al seno. In particolare le donne che indossano questo indumento per più di 12 ore al giorno correrebbero un rischio maggiore di sviluppare il tumore alla mammella.
In realtà l’origine di questa tesi, che ve lo anticipiamo subito, è priva di ogni riscontro scientifico (proseguendo nella lettura dell’articolo scoprirete perché), risale ancora più indietro nel tempo, precisamente al 1995 quando due antropologi staunitensi, Sydney Ross Singer e Soma Grismaijer, hanno affermato che tale indumento ostacolerebbe la circolazione e il drenaggio linfatico non permettendo al seno di eliminare sostanze di scarto nocive.
In realtà la compressione esercitata dal reggiseno non va ad interessare le braccia dove sono collocati i linfonodi per il drenaggio, per cui il reggiseno esercita una pressione in un distretto anatomico non interessato dal drenaggio linfatico. I reggiseni col ferretto poi, sempre a detta di Sadeghi, sarebbero ancora più pericolosi in quanto provocherebbero un maggiore assorbimento delle radiazioni wi-fi provenienti da dispositivi wireless.
A smentire ogni tipo di correlazione tra reggiseno e cancro al seno è intervenuta l’Airc , l’associazione nazionale per la ricerca sul cancro, che ha smentito in toto questa tesi priva di ogni riscontro scientifico. La Paltrow si è difesa dicendo che l’articolo pubblicato è servito solo da stimolo per alimentare il dibattito. D’accordo, ma è anche vero che ognuno dovrebbe fare ciò che gli riesce meglio, e non improvvisarsi a dare consigli, soprattutto in teme di salute, perché la disinformazione nel caso di patologie gravi, qauali quelle oncologiche, può portare a conseguenze gravi per il paziente.